








Palazzo Venier dei Leoni e la Collezione Peggy Guggenheim a Venezia
Progetto
Ampliamento, restauro e manutenzione continua del Museo
Luogo
Venezia, Palazzo Venier dei Leoni
Date
1985 – in corso
Cliente
Fondazione Solomon R. Guggenheim
Superficie
3750 mq
Non si può parlare della Collezione Guggenheim di Venezia senza ricordare la sua fondatrice Peggy Guggenheim, amante e collezionista d’arte, che ha voluto trasformare la sua abitazione veneziana – quella “splendida dimora” che è l’incompiuto Palazzo Venier dei Leoni – prima in un museo privato e, dopo la donazione alla Fondazione Solomon R. Guggenheim, in uno spazio espositivo aperto al pubblico. Dalla morte di Peggy Guggenheim nel 1979, l’aspetto domestico della collezione è stato adattato perché potesse convivere con la ricomposizione ordinata dei percorsi e dei punti di vista studiati per una migliore fruizione delle opere. La necessità di ampliare progressivamente gli spazi della Collezione, nel tentativo di riunire, tramite acquisizioni immobiliari, i vari frammenti che una volta costituivano l’area su cui doveva sorgere palazzo Venier dei Leoni, ha portato alla definizione di un Masterplan, strumento di pianificazione indispensabile in un contesto complesso dove le esigenze di manutenzione e ampliamento devono continuamente confrontarsi con le necessità di conservazione delle opere d’arte e degli edifici soggetti a vincolo monumentale, con le esigenze dei visitatori e con l’obiettivo di ottimizzare costi e tempi di intervento. Nel corso degli anni sono state ampliate le superfici espositive, rinnovati gli spazi coperti e scoperti, creati o ampliati i servizi per i visitatori (negozio, biblioteca, caffetteria…), riorganizzati gli spazi direzionali, restaurata la facciata di palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, il tutto nell’ottica di mantenere sempre vitale ed efficiente un organismo la cui offerta culturale è apprezzata ogni anno da migliaia di visitatori.
INTERVENTI 1985-2017
L’acquisizione di un immobile adiacente agli spazi della collezione permette l’ampliamento delle superfici espositive coperte e scoperte, con la realizzazione di un nuovo giardino delle sculture, oltre al trasferimento della caffetteria. L’intera operazione consente il riallestimento delle sale espositive per le mostre temporanee e migliora gli spazi di servizio per la movimentazione delle opere d’arte. L’offerta culturale del museo è arricchita da un nuovo spazio, dedicato alla didattica per bambini e ragazzi, un’area progettata su misura per un’efficace divulgazione dell’arte attraverso attività integrative alla visita.
Un piccolo edificio adiacente all’attuale sede, con la sua porzione di giardino, ospita la nuova Caffetteria. Progettare uno spazio dalle proporzioni problematiche, un corpo lungo e stretto, completamente cieco su uno dei due lati lunghi, è una sfida non semplice, considerando l’elevato numero di visitatori. Gli avventori della caffetteria hanno così a disposizione una sala al piano terra, ben illuminata dalle molte finestre verso la corte interna, che la rendono una sorta di jardin d’hiver, quale probabilmente questo spazio fu nel corso dell’800.
Inevitabilmente la zona ristoro si appropria dell’area scoperta, in parte all’ombra di una pompeiana autoportante in acciaio verniciato bianco, in parte in mezzo alle sculture in un continuum di spazi interni ed esterni piuttosto particolare.
Ogni trasformazione, anche se parziale, si riflette sull’intero organismo museale.
La realizzazione del nuovo bar determina così il ridisegno del negozio che si affaccia sulla fondamenta, dei suoi magazzini e del suo ingresso limitrofo. Una ridefinizione degli interni del negozio, dall’arredo alla nuova pavimentazione e al sistema di illuminazione, valorizza l’esposizione della merce e migliora la circolazione all’interno dei due locali.
La riorganizzazione dei collegamenti verticali con la modifica di una scala in pietra esistente e l’installazione di un elevatore permette di nobilitare l’ingresso destinato allo staff e agli ospiti della Collezione, rendendo accessibile anche ai disabili l’ultimo piano destinato ad uffici.
A circa trent’anni dall’apertura del museo, si rende necessaria una sua articolata manutenzione per adeguarlo alle attuali esigenze, considerato l’elevato afflusso di oltre400000 visitatori ogni anno. In un arco temporale di pochissimi mesi di chiusura dell’ala del museo dedicata all’esposizione permanente sono affrontate diverse questioni: la manutenzione dei pavimenti alla veneziana, caratterizzati dagli inserti in madreperla, il rinnovo di tutti gli impianti di climatizzazione e di illuminazione, oltre che il consolidamento dei solai di copertura, necessario per le sempre più frequenti installazioni ed eventi. Il tema portante del progetto mira a conservare l’aspetto domestico del museo, rispondendo comunque alle necessità di rinnovo sopreaelencate. Tra tutti gli interventi, l’unico elemento che si rende visibile anche ad un pubblico di non esperti del settore è la nuova illuminazione, studiata con grande attenzione e in collaborazione con il conservatore del museo. In particolare l’illuminazione degli spazi è affidata ad un particolare prodotto Led della Zumtobel che garantisce un’ottima resa cromatica e una luminosità uniforme degli ambienti, rievocando l’atmosfera domestica e allo stesso tempo rispettando i parametri di sicurezza sull’irradiazione luminosa delle opere.
Il progetto mette in evidenza i “segni” della frammentazione dei piccoli giardini, che mantengono i loro muri di confine, dando vita a piccoli spazi espositivi, inconsueti per il giardino di un museo, ma molto frequentati e apprezzati per il loro carattere intimo e per la singolare testimonianza della frammentazione del tessuto edilizio di Venezia. Piante tipiche degli Stati Uniti, ma diffuse anche in Italia, sottolineano il trait d’union che Peggy Guggenheim ha rappresentato per i due Paesi, definiscono degli spazi capaci di valorizzare le opere in essi contenute e diventano polo d’attrazione da parte di appassionati d’arte e amanti del verde.
L’uso sempre più frequente della terrazza di copertura di Palazzo Venier pone questioni di sicurezza, risolti con elementi vegetali e l’installazione di un corrimano metallico dalle linee essenziali e dal basso impatto visivo in modo che lo sguardo si posi sempre sulla facciata monumentale e sulle opere esposte.
La facciata del settecentesco Palazzo Venier è sottoposta a un accurato intervento conservativo che, con la rimozione dell’edera, delle vecchie stuccature e con la pulizia della pietra, ne rimette in evidenza il carattere di “non finito”. Nuovi serramenti in acciaio verniciato nero, abbinati al recupero delle inferriate storiche, parte in ferro, parte in ghisa, completa il restauro, Sulle facciate degli edifici su Rio delle Torreselle un accurato lavoro di conservazione rinnova l’aspetto del portale di epoca bizantina e un nuovo intonaco traspirante sostituisce i vecchi lacerti, nel rispetto delle variazioni cromatiche preesistenti.
L’acquisizione del terzo piano di tale edificio consente di completare il trasferimento degli uffici che ancora si trovano al piano seminterrato di Palazzo Venier e realizzare il necessario ampliamento degli spazi dedicati a questa funzione, anche attraverso la realizzazione di una cucina per i dipendenti ed una nuova sala riunioni. Un progetto quindi di restauro, ampliamento e arredo.
La realizzazione, l’anno precedente, del nuovo ingresso consente il ripristino della Barchessa con la riconversione ad area espositiva dello spazio della vecchia biglietteria. Una superficie limitata, ma importante dal punto di vista spaziale in quanto restituisce un cono visuale che dal cortile, con la porta/scultura opera di Falkenstein e la vera da pozzo di epoca bizantina, termina sul giardino di sculture e sul nuovo ingresso. Uno spazio che con la restituzione al pubblico della grande vetrata accentua quella continua interazione tra interni ed esterni che è una delle peculiarità di questo museo. L’intervento è completato dai necessari adeguamenti impiantistici (illuminazione e climatizzazione), dalla sostituzione delle vetrate e dal restauro del pavimento in terrazzo alla veneziana in resina che ha la particolarità di essere stato un prototipo realizzato, fra i primi del suo genere, grazie alla partnership tra Bisazza e Guggenheim.
Il primo passo nella realizzazione del Masterplan viene compiuto con il restauro dell’immobile da poco acquisito e del suo giardino. Il progetto prevede la realizzazione della nuova biglietteria che finalmente ottiene uno spazio, quale il proprio cortile, in cui sviluppare la coda dei visitatori, senza quindi più ingombrare gli spazi pubblici, e accogliere i gruppi. Il cortile in realtà è già esso stesso museo grazie alle sculture che vi vengono collocate e ad un progetto che, aprendo scorci visivi sugli spazi pre-esistenti, mescolando elementi nuovi e di recupero, anticipa alcuni temi che si ritroveranno una volta entrati. Al piano terra oltre la biglietteria sono realizzati un guardaroba e altri servizi per i visitatori, mentre al piano primo è ampliata la superficie espositiva dedicata alle mostre temporanee e si realizza un ulteriore bookshop, collocato alla fine del percorso di visita. Spazi e materiali vengono concepiti e scelti in una stretta collaborazione con la Direzione, in una logica di continuo richiamo ai caratteri dell’architettura veneziana adeguatamente rivisitati in funzione dei tempi e del luogo. Il completamento dei lavori viene inaugurato con la mostra “Peggy e Kiesler. The collector and the visionary”, a cura di Dieter Bogner e Susan Davidson.
Il progetto di ampliamento degli spazi della Collezione Peggy Guggenheim si traduce in una programmazione sistematica dei lavori per stralci successivi, che si realizzerà garantendo sempre la visitabilità della struttura. Il disegno del museo è riequilibrato con l’inserimento di una corte di ingresso su cui si apre il corpo della biglietteria e il deposito-guardaroba. Un percorso più fluido ingloba la caffetteria, il bookshop e gli spazi espositivi, permanenti in palazzo Venier e temporanei nei giardini e al primo piano dell’ala sulla fondamenta. Il comfort dei visitatori e la conservazione delle opere sono garantite dai necessari adeguamenti impiantistici. Infine, ampi spazi sono riservati all’area direzionale e amministrativa, di non secondaria importanza.
La necessità di ampliare le superfici espositive porta alla realizzazione di un progetto di copertura della terrazza interna: una struttura rimovibile in ferro e vetro, con serramenti scorrevoli. In questo modo la caffetteria, un servizio che si ritiene essenziale per i propri visitatori, può essere definitivamente spostata in terrazza e liberare una sala interna.
Il contesto museale richiede la progettazione di spazi, servizi e a volte soluzioni a piccoli problemi gestionali, che non riguardano esclusivamente le aree espositive. Ecco che una semplice scala di sicurezza, rimovibile nei periodi invernali, consente l’accesso alla terrazza sul Canal Grande in occasione di eventi culturali, permettendo quindi di ampliare le superfici pienamente a disposizione della Collezione e la flessibilità nell’uso degli spazi.
La difficoltà di trovare degli spazi adeguati all’interno del museo per realizzare un bookshop che risponda alle esigenze dei visitatori porta a progettare un piccolo punto vendita all’interno del percorso di visita ed uno più ampio e completo all’esterno con accesso indipendente dalla fondamenta.
Per quanto utilizzato solo per manutenzione e trasporto opere, il pontile di approdo a palazzo Venier, dal Canal Grande, mantiene un suo valore simbolico nel ricordare l’unicità di Venezia con i suoi accessi alle residenze direttamente dall’acqua. La sostituzione dei pali di fondazione e dell’impalcato in legno rinnova periodicamente l’aspetto e l’uso di questo elemento della tradizione.
Parte il programma di ampliamento progressivo degli spazi della Collezione, in seguito agli accordi con la Fondazione Levi, proprietaria degli edifici prospicienti la fondamenta Venier. La realizzazione di un varco nel muro di cinta che divide i giardini di palazzo Venier e dell’ala Levi è un primo passo verso la costituzione di un percorso museale che attraversa spazi diversi, percettivamente frammentati eppure concettualmente legati. Le opere sono allestite nella nuova ala e in parte anche nei giardini, mentre un punto ristoro e uno spazio di vendita al pubblico forniscono alla struttura servizi indispensabili ad un moderno spazio espositivo.
I necessari lavori di adeguamento degli impianti e il restauro di elementi particolarmente degradati assicurano l’efficienza degli spazi museali, dotati di un nuovo ingresso.
Partono i primi interventi per dotare gli spazi della Collezione di tutti i servizi indispensabili alla completa fruibilità del museo. La conservazione delle opere d’arte è mantenuta da un nuovo impianto per il controllo del microclima, mentre al piano terra gli spazi riservati agli operatori amministrativi e gestionali sono ampliati con aree funzionali alle diverse attività. Una nuova pavimentazione flottante ricopre il solaio rinforzato della terrazza di palazzo Venier, sede di saltuari eventi culturali.