














Complesso dei Mendicanti - Ospedale Civile Venezia
Progetto
Restauro della facciata e delle coperture
Luogo
Venezia
Date
2017-2021
Cliente
ULSS 3 Serenissima
Superficie
2.600 mq
L’attuale complesso dell’Ospedale civile dei Ss. Giovanni e Paolo è costituito da un’aggregazione di quattro complessi di edifici o aree, storicamente distinti: Il convento domenicano dei Ss. Giovanni e Paolo e la Scuola Grande di San Marco, il più antico, da identificare a sud, verso il campo, in adiacenza alla chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo; costituito dai corpi pertinenti all’ex convento domenicano e alla Scuola Grande di San Marco; L’Ospedale di S. Lazzaro dei Mendicanti rivolto verso la laguna nord, di impianto cinquecentesco, costituisce uno dei primi esempi di edifici progettati, sin dalla sua origine, per essere un ospedale; funzione che ancora oggi svolge; l’Area centrale, il terzo nucleo, rappresentata dalla superficie centrale del complesso. La parte meridionale di quest’area era ancora, all’epoca della veduta di De Barbari, caratterizzata da una bassissima densità abitativa, essendo costituita da corti con pochi edifici, probabilmente depositi, in relazione forse con l’attività di vendita di legname che caratterizzava l’asse di Barbaria delle Tole; il quarto nucleo con la Chiesa e il convento di Santa Maria del Pianto fondati intorno alla metà del Seicento. La Chiesa, chiamata anche “delle Cappuccine” o “dei Sette Dolori” si trova di fronte all’isola di San Michele, a pochi metri dalle Fondamenta Nuove e seminascosta da un alto muro. Di semplice e rigorosa architettura, fu costruita tra il 1647 ed il 1659 come ringraziamento della cessazione della peste che aveva flagellato la città di Venezia e consacrata lo stesso anno della Chiesa della Salute.
Tra il 2017 e il 2021 il complesso dei Mendicanti e la chiesa di Santa Maria del Pianto sono stati oggetto di due distinti interventi che hanno riguardato il restauro delle facciate e delle coperture per il primo, la messa in sicurezza e il progetto complessivo di restauro per la seconda.
Il RESTAURO DELLE FACCIATE e DELLE COPERTURE DEI MENDICANTI
L’edificio nella sua parte più rappresentativa si presenta perfettamente simmetrico, mascherando ingegnosamente il “difetto” della mancata simmetria planimetrica ed incentrandosi sulla facciata monumentale della Chiesa di San Lazzaro – la cui costruzione si può ritenere conclusa nel 1673 con l’ultimazione della facciata, di ispirazione palladiana – che funge da elemento di raccordo tra il chiostro nord e quello sud che erano originariamente assegnati uno agli uomini e l’altro alle donne. Di particolare interesse sono anche i chiostri interni con i loro porticati, terrazze e vere da pozzo che costituiscono elementi di indubbio valore storico architettonico. Il progetto di conservazione ha interessato i soli corpi di fabbrica prospicienti il rio dei Mendicanti con la pulizia, consolidamento e integrazione degli intonaci oltre che ad interventi sull’apparato murario dell’ala nord che presentava una struttura ad una testa particolarmente erosa dal vento e slegata da quella retrostante, cui è stata opportunamente collegata. Di particolare interesse l’intervento sull’apparato lapideo della chiesa, sulle edicole dell’androne interno e sull’apparato scultoreo di controfacciata che presentava, in diversi punti, condizioni di degrado piuttosto avanzato e dovuto principalmente all’umidità, all’aereosol marino e al guano dei piccioni. L’intervento ha poi interessato le coperture in funzione del miglioramento sismico di questi edifici per quanto nel rispetto del loro carattere monumentale. Si sono quindi eseguiti alcuni interventi minimali sulle strutture principali, in parte rimaneggiate in modo pesante all’inizio degli anni ’60 del Novecento, e si è provveduto alla sostituzione del sottomanto di copertura con un nuovo tavolato di legno ed un rinforzo dei giunti delle capriate. Infine, per il manto di copertura, si è optato per una soluzione in parte ventilata che consentisse una microventilazione del pacchetto di copertura.
LA MESSA IN SICUREZZA DELLA CHIESA DI SANTA MARIA DEL PIANTO E IL PROGETTO DI RESTAURO
La Chiesa di Santa Maria del Pianto è stata per lungo tempo attribuita a Baldassarre Longhena, viste le analogie del sistema planimetrico centrale con la Chiesa della Salute. Entrambe le chiese costituiscono i primi esempi di chiese barocche a pianta centrale, da cui partiranno tutte le successive variazioni sul tema. L’aula è coperta da un soffitto piano, non essendo mai stata realizzata la cupola che avrebbe dato all’ambiente ben altro sviluppo spaziale. Nel 1971 l’Amministrazione degli Ospedali Civili Riuniti di Venezia (ora Azienda Ulss 3 Serenissima) ne decide l’acquisto per inglobare la struttura al complesso ospedaliero dei SS. Giovanni e Paolo. Il recente restauro dell’intero complesso che ha inteso riutilizzare il convento come sede universitaria, laboratori di ricerca, foresteria e archivio dell’ospedale, ha riguardato il Chiostro Maggiore, il Chiostro Minore e l’appendice Nord escludendo di fatto la chiesa di Santa Maria del Pianto. Nel 2020 si è reso necessario definire un progetto di messa in sicurezza per bloccare il progressivo degrado dell’edificio. Il “cantiere di emergenza” ha permesso di capire quali altre criticità vi fossero, non visibili a priori, per sviluppare il progetto di fattibilità tecnico – economica di restauro complessivo con maggiore conoscenza e coscienza. Il progetto ha dovuto tenere conto di diversi aspetti: la protezione dell’edificio, la conservazione dell’aspetto monumentale, la manutenzione degli spazi esterni, la sostenibilità nel tempo dell’investimento. Lo stato dei luoghi ha indotto a prevedere un intervento mirato tale da risolvere in maniera definitiva le criticità strutturali del coperto principale della chiesa tramite cerchiatura metallica, ripristino delle teste degradate delle travi, fissaggio dei nodi sconnessi, ricostruzione della muratura lesionata, e dei tetti minori risultati per i quali si è dovuto procedere al rinnovo di quasi tutta l’orditura portante. Gli elementi lapidei sono stati ripuliti e dove necessario incollati e stuccati, i lacerti di intonaci esterni stuccati lungo i bordi per contenere le infiltrazioni d’acqua ed evitare così ulteriori crolli, i vetri rotti e le finestre mancanti sono state sostituite con elementi simili agli esistenti.